Studio Odontoiatria Integrata Dr. Corsini Chiara

Omeopatia, omotossicologia e floriterapia

La dottoressa Chiara Corsini è in possesso del Master di II grado in Low Dose Medicine, conseguito nel 2017 presso l'Università di Verona


Omeopatia

Circa 200 anni fa il medico e ricercatore clinico Samuel Hahnemann (1755-1843), tradusse in tedesco un’opera medica inglese, la “Materia Medica di Cullen”, secondo la quale un farmaco ottenuto dalla corteccia di china, nell’ individuo sano, era in grado di determinare la comparsa di uno stato febbrile molto simile a quello che la china stessa guariva. Il dr. Hahnemann decise di provare su sé stesso gli effetti della corteccia di china, effettuando cosi il primo esperimento farmacologico. Egli si somministrò 4 pizzichi di china, 2 volte al giorno per diversi giorni: constatò così che, contemporaneamente alle somministrazioni, si manifestavano tutti i sintomi tipici della febbre malaria, patologia che, in forma terapeutica, la china curava. Da questa scoperta casuale nacque il “principio omeopatico di guarigione” secondo il quale, dopo ulteriori sperimentazioni e conferme, ogni sostanza testata provocava sintomi caratteristici (in pratica gli “effetti collaterali”) costituenti un quadro simile ad una vera e propria malattia. Tale stato patologico venne da Hahnemann definito “malattia da farmaco” e generò il conseguente, ormai famoso, “principio di similitudine” (“similia similibus curentur”), valido ancora oggi in omeopatia : le malattie guariscono utilizzando le stesse sostanze che, se somministrate ad una persona sana, causano i medesimi sintomi caratteristici della patologia da trattare. Si osservò però che, se le sostanza utilizzate venivano somministrate in dosi troppo elevate, si verificava un peggioramento del quadro sintomatico : per tale ragione si giunse al principio della “diluizione omeopatica”. Le diluizioni omeopatiche vengono ottenute su base decimale o centesimale (numero di molecole di soluto su 10 o 100 parti di solvente). Ad ogni diluizione il prodotto viene ulteriormente potenziato attraverso il procedimento di “dinamizzazione”. La caratteristica fondamentale dell’omeopatia non è quindi la diluizione, ma l’uguaglianza speculare tra il quadro farmacologico e lo stato patologico presente.

Omotossicologia

La teoria omotossicologica venne formulata nel 1952 dal dr. Hans Heinrich Reckeweg (1905-1985).
L’ omotossicologia è un nuovo ramo di ricerca grazie al quale si è riusciti a definire meglio il meccanismo di azione dei rimadi omeopatici e, nel contempo, a chiarire il concetto di “malattia”, intesa come reazione dell’organismo atta a ripristinare lo stato di salute.
Tale risposta, ovviamente, sarà da sostenere ed, eventualmente, da modulare anziché sopprimere.
Essendo l’organismo un sistema dinamico, esso risponde alle sostanze che vi penetrano, entrano in reazione, vengono elaborate e quindi espulse.
Infatti il termine “omotossicologia” significa “ricerca dei fattori tossici per l’uomo”; tali fattori tossici sono definiti “omotossine”.
L’insegnamento omotossicologico dimostra che tutti quei quadri clinici e manifestazioni che chiamiamo “malattie”non sono altro che utili reazioni biologiche contro le tossine, per trasformarle in fattori innocui attraverso una disintossicazione naturale sostenuta dal sistema immunitario. Per questo motivo risulta fondamentale, quando possibile, evitare l’inibizione o la soppressione di tali positive reazioni, che l’omotossicologia definisce nelle prime 3 Fasi : Escrezione, Reazione e Deposito, che corrispondono alle cosiddette fasi “acute”, attraverso le quali avviene la guarigione. In caso contrario, quando cioè i processi biochimici ed enzimatici vengono inibiti o bloccati, la patologia si “approfondisce” cronicizzandosi, mentre il processo morboso si verrà ad inquadrare nelle successive 3 Fasi dell’omossicologia : Impregnazione, Degenerazione e Neoplasia.
Si tratta perciò di una nuova immagine globale della moderna medicina, fondata sui risultati delle recenti ricerche biochimiche, fisiologiche, farmacologiche e mediche in genere.
Diviene pertanto importante identificare i principi chimici tossici, potenzialmente in grado di provocare patologia, ed usarli a scopo terapeutico secondo la legge dei simili.
I rimedi omotossicologici sono stati sapientemente ideati dal dr. Reckeweg a partire dai principi omeopatici ma spesso formulati sottoforma di “composti” (costituiti cioè da più sostanze) allo scopo di poter essere di immediata utilità anche in caso di manifestazioni acute.
La gamma dei rimedi di possibile utilizzazione è vastissima e comprende, appunto, rimedi unitari, composti, organoterapici, nosodi ecc.
Sarebbe troppo lungo e complicato descriverli tutti in questa sede. La cosa importante è la consapevolezza del fatto che chiunque può trarre giovamento da questo tipo di terapia che, oltre a essere priva di grandi effetti collaterali, aiuta l’organismo nelle sue reazioni difensive.

Floriterapia

Introdotta dal dr. E. Bach nel 1930, è un metodo terapeutico omeopatico che utilizza l’energia dei fiori che viene trasferita all’acqua. L’ “acqua” cosi ottenuta viene sottoposta a successive diluizioni (omeopatizzata) : da queste preparazioni il floriterapeuta sceglie una o più essenze e, seguendo le precise istruzioni del dr. Bach, le diluisce ulteriormente nella boccetta dalla quale il paziente assumerà direttamente il cocktail floriterapico confezionato per lui.
Con questo tipo di rimedi si possono alleviare o, addirittura, guarire, le cause reali che sono alla base di molti disturbi emozionali che, creando un disagio dell’anima, aprono la strada all’insorgenza di patologie che, alla fine, potrebbero manifestarsi a livello fisico.
Le essenze di Bach sono diffuse in tutto il mondo al punto che, in altri Paesi, vengono oggi prodotte altre essenze floreali che, tenendo conto delle situazioni naturali locali, hanno le loro particolari indicazioni di utilizzo, pur possedendo comunque la stessa modalità di azione terapeutica (per citarne alcune: essenze floreali Australiane, dell’Alaska, di Findhorn, Californiane, Hawaiane, Italiane).
Ovviamente questi sono da considerarsi ausili terapeutici secondari : nei casi di disturbi psicologici veri e propri si consiglia di rivolgersi a medici esperti in queste problematiche.

Utilizzo in odontoiatria

I farmaci omeopatici ed omotossicologici possono venire utilizzati, da soli o in associazione ai farmaci allopatici, per le più svariate patologie odontoiatriche, piuttosto che per interventi di piccola chirurgia orale quale terapia post-operatoria o come supporto agli organi correlati con i denti da trattare tramite i Meridiani di agopuntura.

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